Home E Televisione E Gruppo RAI – Il Piano Industriale di Fuortes è un piano di distruzione

Gruppo RAI – Il Piano Industriale di Fuortes è un piano di distruzione

28 Giugno 2022 | Televisione

Giovedì scorso, davanti a un CDA ammutolito, l’AD Rai ha calato sul tavolo della Sala Orsello della direzione generale di Viale Mazzini – sede presto in dismissione, secondo le voci più ricorrenti che agitano quei corridoi – le carte del “suo” piano industriale.

Fra le operazioni ipotizzate da Fuortes ci sarebbe la “razionalizzazione” di numerosi reparti, da sempre fiori all’occhiello di quella Rai che realizzava fino a poco tempo fa tutti gli avvenimenti più importanti del Paese, dagli eventi della Santa Sede, al campionato di calcio, il Giro d’Italia, i Mondiali di tutte le discipline sportive più importanti, i grandi show. Insomma, tutte quelle manifestazioni che hanno reso popolare e apprezzato il servizio della Rai agli occhi degli italiani.

Buio fitto sulle sedi regionali, i centri di produzione, il futuro di Raiway, società sulla cui sorte attendiamo da mesi di confrontarci con l’AD.

Una vera mazzata si abbatterebbe dunque, in nome di una presunta economicità di gestione, tutta teorica, contenuta nel piano di Fuortes, su alcuni dei gangli vitali della Rai. Eventuali scelte di esternalizzazione, magari giustificate da una cronica carenza di organico, sarebbero insensate e inaccettabili. La direzione di un piano industriale, utile per la Rai e per i cittadini, dovrebbe volgere verso la riqualificazione, la formazione, la valorizzazione delle professionalità interne, investendo su nuove assunzioni e tecnologie per completare la transizione digitale di una azienda per certi versi ancora obsoleta.

Non vi sarebbe, invece, traccia alcuna in queste “razionalizzazioni” di tagli al numero abnorme di testate giornalistiche aziendali, ben 8 (Tg1,2,3; GR; TGR; RaiSport; RAI news e Rai Parlamento), che vantano un organico di quasi 2100 giornalisti con relativo apparato di direttori, vicedirettori, caporedattori, vice, corrispondenti, inviati, capiservizio e redattori.

Così, mentre nella nuova fascia “day time”, figlia del discutibile avvio delle direzioni di “genere” voluto da Fuortes, la Rai perde ormai sistematicamente 10 punti di share nei confronti della concorrenza – riprova che toccare le delicate alchimie dei programmi non è cosa che possa improvvisarsi senza una chiara e competente visione dei meccanismi che fidelizzano il pubblico – l’AD ora vorrebbe passare alla fase che già lo ha visto protagonista ai tempi del Teatro dell’Opera: quella del tagliatore di teste. Ma la Rai è qualcosa di molto diverso da un ente lirico.

Carlo Fuortes finora è fuggito dal confronto con i sindacati. È arrivato il momento di coinvolgere le autorità politiche, dirette responsabili della Rai, affinché correggano il tiro prima che la situazione sfugga completamente di mano all’Amministratore Delegato. I segnali ci sono tutti.

La Rai è un’azienda complessa. Sarebbe stato utile un approccio meno autoreferenziale e SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL, FNC-UGL, SNATER, LIBERSIND-CONFSAL Pag. 1 di 2tracotante da parte dell’AD e che qualcuno magari ricordasse al dottor Fuortes come la prima regola per gestire una qualsiasi azienda sia la capacità di comprendere cosa realmente faccia quell’ azienda. I nostri dubbi su questo aspetto – del resto – non solo rimangono immutati ma crescono pericolosamente ogni giorno che passa. Anche se l’Ad ha dimostrato scarsa capacità di inclusione e poca dimestichezza con un’azienda grande e complessa come Rai, la disponibilità al confronto delle OO.SS. non verrà meno. Certo però arrivati a questo punto serve capire quale mandato abbia ricevuto il dottor Fuortes e se il management scelto per tale mandato sia realmente appropriato alle sfide che ci attendono.

Per queste ragioni, nel caso non ci fosse a breve l’incontro richiesto da oltre tre mesi, o le risposte che dovessero venire non fossero in linea con le necessità più volte richiamate, le Organizzazioni Sindacali comunicano sin d’ora che si troverebbero nelle condizioni di dover far partire sin da subito la mobilitazione a difesa del Servizio Pubblico, e delle lavoratrici e dei lavoratori RAI.

 

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