Nella giornata del 5 novembre è stato esperito l’ultimo passaggio formale previsto dalle procedure di raffreddamento. Tentativo che si è chiuso con esito negativo, in considerazione della dichiarazione di Tim che ribadiva la volontà di procedere con la cessione di Telecontact. Tim s.p.a. infatti, confermando ancora una volta nei fatti l’assoluta mancanza di autonomia funzionale ed organizzativa dell’azienda Telecontact s.p.a., non ha solo presenziato la riunione presso il Ministero del Lavoro, ma è stato interlocutore unico dello stesso Ministero, come anche delle Segreterie Nazionali.
Le Strutture Nazionali, unitariamente, hanno chiesto con fermezza il ritiro della procedura del “conferimento” di ramo di Tcc (così dichiarato almeno) come condizione unica per poter evitare le iniziative di contrapposizione dichiarate dalle stesse scriventi, non dando alcuna disponibilità a trattare accordi in tal senso con l’Azienda, in particolare riferimento a quello che sarebbe necessario allo sblocco degli incentivi ministeriali (art. 4 ter, comma 2, n.4 del 2024) su cui si fonda lo stesso piano industriale.
Un piano su cui, durante la presentazione da parte di D.N.A s.r.l. all’incontro previsto dalle procedure di cessione art.47, le Segreterie Nazionali hanno già espresso la loro netta contrarietà, giudicandone l’insostenibilità industriale all’interno di un settore dove forte e costante è la contrazione di organici e ricavi, e dove già oggi incide fortemente la componente del costo del lavoro.
Per questo, anche la procedura del 4 novembre 2025 si è conclusa negativamente con la bocciatura di tutte le organizzazioni sindacali presenti al tavolo. Per quanto prima scritto, il Ministero ha registrato la distanza tra le parti ed ha ufficialmente chiuso le procedure di raffreddamento con esito negativo, lasciando il via libera alle azioni di lotta e contrasto avverso la cessione di Telecontact.
Rispetto a questo, pertanto, sono state dichiarate le seguenti iniziative:
– proclamazione di sciopero per l’intera giornata del 17 novembre 2025 con relativo presidio a ROMA, quartiere EUR, presso la sede di Poste Italiane Spa, azionista di riferimento del Gruppo TIM, ed eventuali presidi territoriali da organizzare localmente per quelle regioni impossibilitate a partecipare al presidio romano;
– sciopero a fine turno dal 18 novembre al 16 dicembre; della seguente durata: 2 h per il personale full time 1h 30 minuti per il personale part time 75%ì 1 h per il personale part time 50%
Saranno inoltre organizzati, in concomitanza con le giornate di sciopero, presidi presso le prefetture, il Mimit, gli enti locali e qualunque altra istituzione strategica per la risoluzione della vertenza. Rimangono esclusi dallo sciopero ad ore, dal giorno dal 21 al 26 novembre, le lavoratrici ed i lavoratori del sito produttivo di Napoli, in considerazione delle elezioni Regionali in Campania del 23 e 24
novembre.
Le Segreterie Nazionali SLC-CGIL, UILCOM-UIL invitano quindi tutti i dipendenti a partecipare massivamente alle iniziative sopra specificate, per dimostrare a Tim ( che proprio durante la presentazione dei positivi conti economici al terzo trimestre ‘25 ha dichiarato 10 miliardi di ricavi), ed all’azionista Poste Italiane, di aver ben compreso che esternalizzare 1600 lavoratori di Telecontact è un’operazione di esclusiva riduzione dei costi, senza alcun disegno industriale, che avrà quale unica conseguenza quella di espellere le lavoratrici ed i lavoratori di Tcc dal Gruppo TIM, gettandoli nel travagliato mondo degli OUTSOURCER, che di certo non ha bisogno di ulteriore forza lavoro, ma che anzi registrerà necessariamente nei prossimi anni un trend opposto. Sarebbe invece opportuno, anziché proseguire con lo smembramento del Gruppo TIM, che le
professionalità presenti in TCC venissero sfruttate ed i lavoratori, che hanno competenze e capacità consolidate ed una età media di almeno 15 anni inferiore a quella dei dipendenti della casa madre, venissero valorizzate e non espulse!
Dopo la cessione della rete si sarebbe immaginato piuttosto un percorso inverso, non un’ulteriore cessione ma semmai una internalizzazione, con una possibile riconversione professionale da gestire senza traumi, viste le sconfinate attività che Tim gestisce al suo interno.
Attraverso questa sconsiderata manovra societaria, Tim intende solamente “liberarsi” di ben 1.591 lavoratrici e lavoratori dal Gruppo, trasferendoli a quello che oggi è un fornitore esterno in una società a responsabilità limitata.
È ora che Poste Italiane Spa, il cui ingresso nell’azionariato del Gruppo TIM è stato sicuramente visto come elemento positivo e di stabilità, renda maggiormente comprensibile le sue intenzioni rispetto alle
prospettive di questo Gruppo.
È ora che le istituzioni preposte, considerando l’assetto societario di Poste italiane Spa, che vede la partecipazione azionaria di Cdp per il 23,26% e del MEF per il 29,26%, battano un colpo, e chiariscano quel disegno il cui tratteggio è iniziato con la cessione della rete e che ad oggi non sembra ancora concluso.
Le Segreterie Nazionali si opporranno e contrasteranno con tutti i mezzi necessari questa operazione fin quando la cessione non verrà ritirata da parte di Tim s.p.a. per garantire stabilità a tutti i lavoratori di Telecontact che per la stragrande maggioranza sono part time e per l’80% donne, a cui Tim sta cancellando un sereno futuro lavorativo.
TELECONTACT – SCIOPERO 17 NOVEMBRE
Nella giornata del 5 novembre è stato esperito l’ultimo passaggio formale previsto dalle procedure...




