Si è svolto in data odierna, l’incontro, convocato dal Ministero del Lavoro, per proseguire il confronto sindacale ai sensi dell’art. 4-ter, comma 1, del decreto-legge n. 4/2024, tra DNA, TIM e le Segreterie nazionali e territoriali di Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil.
Il confronto non ha prodotto alcun avanzamento rispetto alle precedenti riunioni, sancendo distanze incolmabili tra le parti, che hanno portato il Ministero del Lavoro a sottoporre un verbale di mancato accordo.
Le Segreterie nazionali di Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil hanno ribadito le preoccupazioni sul futuro occupazionale, non solo per 1591 lavoratrici e lavoratori di Telecontact, ma anche per i 1789 dipendenti di Gruppo Distribuzione. Un piano industriale che sancisce il calo dei volumi graduali di tim in 4 anni, prospettando una ipotetica riconversione verso attività di digitalizzazione da acquisire sul mercato, non offre sicuramente garanzie e prospettive di stabilità per le 3356 persone coinvolte, quelle ad oggi operanti nel perimetro attuale delle due aziende.
Una operazione senza prospettiva industriale, che sancirebbe l’espulsione dal gruppo Tim di 1591 lavoratrici e lavoratori, mettendo a rischio anche la stabilità occupazionale per i dipendenti di Gruppo Distribuzione confluenti in DNA.
I rappresentanti dell’azienda TIM nel prendere atto della indisponibilità sindacale alla sottoscrizione dell’accordo, hanno ribadito che la procedura di cessione di ramo di azienda ai sensi dell’art.47 resta aperta, e che il mancato accordo rappresenta una occasione persa per il rilancio di Telecontact, attraverso un progetto strutturato di riconversione. Tim ha dichiarato che Telecontact è una azienda in perdita da anni, e che per il 2025 mostra dati ancora peggiori, che dovrebbero attestarsi intorno ai 12 milioni di euro. La mancata realizzazione del progetto DNA, secondo l’azionista unico di Telecontact, comporterà un percorso di ristrutturazione aziendale, che dovrà intervenire sul recupero della produttività, la riduzione dei costi ed una rivisitazione complessiva della organizzazione aziendale, attualmente poco snella e non confacente con il mercato Crm/Bpo. Tim ha poi sottolineato, come in Telecontact ci sia un elevato tasso di assenteismo, ben oltre le percentuali medie del resto delle aziende del gruppo, oltre ad un sovradimensionamento del personale produttivo indiretto e di staff. Tutti elementi su cui intervenire in ottica ristrutturazione aziendale.
Le Segreterie nazionali di Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil, hanno invitato TIM a revocare la cessione di ramo di azienda di Telecontact, evitando azioni unilaterali che non farebbero altro che aumentare il malcontento tra le lavoratrici ed i lavoratori, generando un inutile e dannoso contenzioso giuridico nelle aule di Tribunale. Tim, da anni, ha abbandonato Telecontact al proprio destino, senza investire in formazione, aumento delle competenze e sviluppo delle professionalità, relegandola a svolgere attività a basso valore. Se si vuole davvero rilanciare l’azienda, lo si faccia, mantenendola nel gruppo, e candidandola a svolgere attività non in competizione con aziende in appalto del Crm/Bpo. Le scriventi organizzazioni sono fermamente convinte che un rilancio dell’azienda sia assolutamente possibile, e sono altrettanto convinte che lo si possa realizzare con un percorso interno di riqualificazione complessiva, che garantisca l’occupazione e non metta a rischio il futuro professionale delle lavoratrici e lavoratori oggi impattati dalla cessione dei due rami d’azienda.
COMUNICATO TCC GD DNA 12122025
Si è svolto in data odierna, l’incontro, convocato dal Ministero del Lavoro, per proseguire il...




